Sarvegu: dialetto genovese, agg. selvatico/selvaggio/rustico
per estensione, sost. persona che non dà confidenze /che non gradisce smancerie / non incline alla socialità di facciata / orso.

lunedì 25 marzo 2013

La polvere (un mio racconto)



LA POLVERE

Era veramente una splendida mattina.
Il sole si stagliava pieno poco sopra l'orizzonte e l'aria era così tersa che ci si poteva immaginare il freddo; nei campi la brina gelata imprigionava l'erba dove ancora il sole non arrivava.
Sulla provinciale passò uno sul motorino, tutto imbacuccato e ringobbito, reggendo il manubrio con una mano sola.
Lo seguì passare e gli venne da chiedersi se era meglio, su una moto, andare al massimo e patire così molto freddo ma arrivare prima, oppure andare piano, in un continuo stillicidio di gelide morse di un freddo meno intenso, arrivando dove si doveva arrivare con una lentezza che sembrava infinita...E la stessa cosa non sapeva spiegarsi per la pioggia...
Ad ogni respiro il vetro s'appannava di più; lo seguì ancora con lo sguardo finché l'intero paesaggio sfumò in una nebbia vellutata.
Allora, con uno scatto tornò all'abbraccio delle coperte, a godersi voluttuosamente quel tepore che aveva abbandonato solo per tirar su la tapparella.
Si crogiolò con più gusto pensando a quell'uomo in motorino, e si rannicchiò ancora più sotto le lenzuola cercando la posizione per godere, se possibile, un tepore più dolce.
Le mani andarono quasi automaticamente tra le gambe, in quel posticino che sembrava essere il centro d'irraggiamento del calore.
La luce appena filtrava nel suo cantuccio; gli occhi chiusi, riposava di quella stanchezza che viene dal troppo dormire; “ Dio, se n'aveva fatta una panciata, di sonno!  “.
Finalmente un sabato senza impegni, senza incontri, senza spese, senza niente: un intero sabato mattina a letto...
“Viva la libertà!”.
Si mise supino, le coperte ben tirate sugli occhi.
Era veramente beato.
Seguì il lineare disegno di stucco ingiallito sul soffitto, le mille piccole crepe dell'intonaco simili a rami di un albero spoglio o piuttosto a vene di una mano di vecchio, le ragnatele agli angoli e sul lampadario vibrare a chissà quale infinitesimale corrente d'aria...
Anche le tende si muovevano, solo un poco e solo a tratti, tanto che le fissò a lungo prima d'esserne certo; sembrava giocassero a non farsene accorgere.
Provò a soffiare, prima piano, poi con forza e solo quando si era convinto che la sua corrente non sarebbe mai arrivata le tende danzarono, appena.
Gettò poi lo sguardo sui libri allineati sugli scaffali; cercò di ricordare di cosa parlassero dal titolo o dalla forma di quelli troppo lontani.
Quello là lo aveva riletto per ben tre volte, mentre quello accanto l'aveva piantato a metà, un vero mattone; non amava quel genere lì ma era stato un regalo, chissà per quale occasione, e nonostante tutta la buona volontà non era riuscito ad arrivare in fondo, nemmeno quando era a corto di roba da leggere; non riusciva ad addormentarsi bene la sera senza prima leggere qualcosa.
Notò la polvere.
Sulle copertine dei libri, sullo scaffale e sul comodino, sul coperchio trasparente dello stereo.
Era a piccoli fili ed a granelli, era nell'aria, turbinava lieve prima di sparire in una zona d'ombra; soffiò piano e fu il caos tra quei puntini che il sole scopriva.
La signora Lai, come chiamava tra sé e sé la padrona di casa che a volte gli faceva le pulizie, se ne lamentava immancabilmente:  
“Non faccio in tempo a toglierla che già è tornata, ma si sa, le case vecchie...”, poi proseguiva la quotidiana litania sulle giunture che dolevano e sul marito che rincasava tardi la sera.
La polvere...
Volteggiava piano nella stanza, si perdeva in contorte volute, spariva sotto l'armadio...Chissà quanta ce ne doveva essere laggiù, nascosta, non toccata per giorni, forse da settimane, dall'ultima seria, radicale pulizia.
Gli vennero in mente gli atomi; gli riusciva difficile immaginare qualcosa più piccolo di quei piccolissimi punti di polvere, eppure c'erano ancora gli elettroni e poi i cosi, i positroni o roba del genere, che ruotavano, ruotavano uno attorno all'altro come i pianeti e non potevi vederli...
Nemmeno i pianeti puoi vederli bene, eppure anche loro girano, come gli atomi, come la polvere...
Poteva darsi che gli elettroni fossero pianeti abitati da uomini piccolissimi ed i granelli di polvere infinitesimi sistemi solari che ruotavano, ruotavano...


In un altro Tempo ed in un altro Spazio una signora si affaccendava nelle quotidiane pulizie; passò lo straccio sui mobili e tolse la polvere: “ Ogni giorno la tolgo e subito dopo c'è di nuovo”   pensò contrariata, poi passò la scopa per terra e s'accanì su un angolo sotto l'armadio.
Scomparve la splendida mattina, scomparve l'uomo a letto e la sua padrona di casa, scomparvero il Sole e la Terra.
Tutto scomparve di quell'altro, piccolo, universo.

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