Sarvegu: dialetto genovese, agg. selvatico/selvaggio/rustico
per estensione, sost. persona che non dà confidenze /che non gradisce smancerie / non incline alla socialità di facciata / orso.

giovedì 30 maggio 2013

Al lavoro (un mio racconto)

In realtà è un bel po' di mesi che sono veramente spento e non mi vengono periodi scritti più lunghi di 4 - 5 parole.
Mi ero riproposto di postare almeno un post al mese; vedo che in realtà per rispettare questa idea sto mettendo vecchi racconti ma nel frattempo non ne scrivo di nuovi. Nulla che pregiudichi nulla...
Comunque
Ancora Maggio 2013 lo scasso, poi si vedrà.
Qui di seguito un racconto che non ho mai avuto la forza o la voglia di migliorare. Bella l'idea al finale, un guizzo come al solito (come mi piacerebbe fosse al solito). Va be' va...


AL LAVORO

Si ritrovarono all'ingresso del palazzo pochi minuti prima delle otto. L'aria fuori era tersa e cristallina e prometteva una mattinata di pieno sole.
Aprendo il portone Marco si rivolse al ragazzo che un po' impacciato lo seguiva sugli scalini.
-Dunque tu sei Luca ed oggi è il tuo primo giorno di lavoro, vieni vieni, seguimi che faccio strada.
Erano due affermazione ed una disposizione e Luca si affrettò in silenzio.
Raggiunto il primo piano Marco cercò nel mazzo di chiavi quella giusta per aprire l'ufficio; la targhetta d'ottone lucido recitava "ILEGNA O. e I." scritto in grande e più sotto "Delegazione Territoriale".
Un piccolo ingresso si apriva su un breve corridoio con tre porte a vetro, Marco s'infilò con decisione nella prima stanza e con rapidi gesti tirò su la tapparella alla finestra.
Una scrivania con poltroncina su ruote, due semplici sedie sul davanti, un armadio metallico a due ante accanto ad uno scaffale anch'esso di metallo, un impianto hifi mini su uno dei ripiani e le casse ai lati di quello superiore, formavano l'essenziale arredo della stanza, completato da un poster al centro della parete sulla scrivania; la foto riprendeva dall'alto la piramide del sole di Teotihuacán. Marco si diresse verso la poltroncina e passando davanti allo scaffale avviò il lettore Cd, digitò il programma sette, si sedette ed invitò Luca ad accomodarsi su una delle sedie.
Dalle casse si levò mesto e solenne un canto gregoriano.
- Bene bene bene ... vediamo un po' cosa c'è da fare oggi ... Luca per cortesia, dentro l'armadio c'è il raccoglitore con le pratiche, prendimelo un attimo ...
Luca si alzò, aprì le ante. C'erano quattro ripiani ma solo uno era occupato, un semplice raccoglitore, di quelli ad anelli, stava appoggiato su un fianco. Sul dorso, scritto a stampatello con un pennarello nero, c'era segnato solo "OGGI".
Lo porse a Marco e tornò a sedersi.
Marco se lo mise bene al centro della scrivania e lo aprì. Una cartellina trasparente conteneva un unico foglio a righe, formato A4; diviso in due colonne da una linea, nella prima c'erano dei nomi ben spaziati tra loro di tre o quattro righe, la seconda invece era scritta fitta fitta in un delicato corsivo svolazzante. Lo tirò fuori e prese ad esaminarlo con attenzione.
- Dunque dunque dunque ...
Prese a tamburellarsi la fronte mentre intento scorreva le righe. Voltò la pagina, finì la lettura, richiuse il raccoglitore, piegò il foglio e lo mise nel taschino della camicia.
- Bene benissimo, oggi abbiamo tutta robetta tranne un qualcosina più delicato nel pomeriggio ... il miglior modo d'iniziare il tuo primo giorno di lavoro ... vedrai, vedrai, ci divertiremo un sacco io e te assieme ... allora, sei pronto? - Sì.
- Ah! Ma allora parli!... Cominciavo a credere m'avessero affibbiato un muto! Che altro sai dire di bello?
- ... Bé, non so ... Per esempio mi hanno detto che lei è il migliore sulla piazz a...
- ... A Dio piacendo ... Insomma, me la cavo ... Davvero dicono così? Fa piacere quando il lavoro è apprezzato ... Comunque dai, vediamo di partire bene subito dandoci del tu, e poi bando alle ciance, iniziamo. Prima però rimettiamo un po' d'ordine.
Alzò alto l'indice mentre si alzava con energia.
- Perché ricordati sempre bene una cosa Luca, in questo lavoro la regola numero due è: ordine!
- ...? E la uno?
- Accettazione.
Prese quindi il raccoglitore, lo sistemò nell'armadio chiudendo con cura le ante, rimise a posto la poltroncina ed andò alla finestra a tirare giù la tapparella.
Infine spense il lettore, un ultimo verso tremolò sospeso nell'aria, sommesso: ... Da pacem Domine...

Marco procedeva a passo sostenuto lungo il trafficato marciapiede della via principale; un metro dietro di lui caracollava Luca, preoccupato soprattutto di non perdere di vista il suo compagno.
Marco gli fece cenno di affiancarsi e senza rallentare cominciò a parlargli.
- Dobbiamo far visita ad una signora, abita un paio di traverse da qui. E' ancora molto in gamba nonostante l'età, però è pronta... spiritualmente voglio dire...
Si batté un dito sul taschino della camicia, quello dove c'era il foglio e riprese:
- Nelle istruzioni è siglata "T. zero O.", Termine zero Opportunità... Quindi un lavoretto rapido e pulito, non c'è bisogno di farla soffrire. Tu per adesso non fai nulla, guardi e basta ok?
- Va bene, ho capito, guardo e basta...
Dopo alcuni minuti Marco svoltò in una stradina a destra che dava su una piccola piazza, pavimentata con grandi e scuri lastroni; due vetusti palazzi la fronteggiavano con le loro facciate consunte. In quello più a lato le vetrine di una jeanseria occhieggiavano di colori e promesse di seduzione.
Si diressero al portone del palazzo accanto, Marco spinse il battente ed il portone ruotò in silenzio.
- Guarda! Era aperto... certa gente i guai se li va davvero a cercare... Bene bene bene... vediamo un po'.
Tirò fuori il foglio, controllò, lo rimise nel taschino.
- Primo piano, non vale nemmeno la pena di prendere l'ascensore.
Arrivati sul pianerottolo Marco controllò la targhetta sulla porta.
- Ok, è qui... allora sei pronto?... Bene, seguimi.
Ciò detto attraversò la porta e sparì alla vista di Luca.
Luca rimase interdetto, sbalordito, ma più ancora sobbalzò qualche istante dopo quando la faccia interlocutrice di Marco spuntò dalla porta chiusa.
- Ma che fai lì fuori?... Dai!... Non dormiamo!
E siccome Luca stava immobile, tirò fuori un braccio, lo agguantò per la maglietta e se lo trascinò dentro.
- Figlio mio bello, bisogna che ti svegli che qui il lavoro è tanto ...
- Scusa, scusa ... è che ...
- Sì lo so cosa vuoi dire ... è la prima volta, non sei abituato ... però prima impari meglio è; ma perché parli sottovoce?
- ... la signora ... se ci sente?
- Non ti preoccupare, ho messo la sordina ... adesso procediamo.
Raggiunsero la porta della cucina mentre il pendolo nel corridoio rintoccava le nove, sul quadrante bianco a numeri romani brillava la scritta "tempus fugit".
La signora stava trafficando sul tavolo, tirando fuori dalla busta la spesa del mattino, un sacchetto del pane e poche altre cose.
Marco la raggiunse da dietro, le infilò una mano tra le spalle, le strinse il cuore, la signora gettò un piccolo grido, si portò la mano al petto, crollò di schianto rovesciando la sedia.
Lì sdraiata per terra era davvero una piccola cosa; gli occhiali da vista le si erano mezzi sfilati ed una stanghetta stava di sghimbescio sulla fronte.
- Ok, questa è fatta, possiamo andare.
- Ma la lasciamo lì così ... non è che dovremmo...
- Dovremmo cosa Luca? Vuoi mica stare qui a far la veglia a quel corpo, no?
- No no, ma ecco... voglio dire...
- Me lo dici mentre che andiamo, tra mezz'ora c'è un "sette-0" da sbrigare, facciamo appena in tempo.
Attraversarono il viale che portava alla stazione degli autobus, molte auto attorno a loro ronzavano ma non ci facevano caso più di tanto; Luca camminava imbronciato con entrambe le mani chiuse a pugno in tasca.
- Non so mica se mi piace questo lavoro!
- Non ha importanza che ti piaccia o no, è il compito che ti è stato assegnato.
Silenzio per un po'.
- E se non lo volessi fare?
- Luca mio bello, ma quand'è che impari a stare al mondo?
Dopo qualche passo Marco si fermò, si voltò verso Luca, lo fissò.
Gli posò le braccia sulle spalle contratte.
- Ti capisco sai, non credere...
- ...
- Devi solo cambiare il tuo punto di vista e per fare questo basta che accetti quello che succede... guarda, promettimi solo che per oggi non ti poni nessuna domanda, guardi e basta... poi se stasera hai ancora dei dubbi ne riparliamo e vediamo cosa si può fare... ok?
- ...
- Vedi, qualcuno bisogna pur che lo faccia... e quel qualcuno siamo noi, tutto qui. Con il tempo vedrai che riesci ad accettarlo e soprattutto a comprenderne la... logica ecco sì, la logica che sta sotto a tutto questo.
- Non capisco quale logica c'era per quella signora là. Che aveva fatto di male?
- Niente, proprio niente, anzi... tant'è vero che era una "T. zero O.", solo era giunto il suo tempo... non è forse così per tutti?
- ... Sì, detta così sembra di sì... però lo stesso...Cosa vuol dire "Zero O."?
- Zero Opportunità. Significa che non aveva bisogno d'altre prove.
- ...?
- Per esempio guarda là, quello con il giubbotto di pelle... con questo caldo poi!
- Lo vedo, e allora?
- Quello è il nostro prossimo cliente. Lui è catalogato "sette-O". Un gran bel curriculum davvero, c'è un bel dossier su di lui qui sul foglio... Furti in appartamento, spaccio, un tentativo di stupro, risse a gogò... Quando vuoi che impari uno come quello se non gli dai una mano? E allora interveniamo noi. Su in sede, alla Centrale, studiano per bene il caso, fanno il calcolo delle Implicazioni e assegnano un certo grado di Opportunità. Passano poi la pratica a noi e noi la risolviamo. Poi sta a lui approfittarne o meno.
- E come fa ad approfittarne se lo uccidiamo?
- Mica sempre li dobbiamo "chiamare"... a proposito, questo è il termine che usiamo. Questo per esempio ha un bel po' da aspettare... Vedi, tra poco ci sarà una rissa, arriveranno dei balordi di un gruppo rivale. Lo pesteranno per bene e noi, anzi io, dovrò solo completare l'opera. Un tocco nel posto giusto e resterà paralizzato dal collo in giù. Una vita in carrozzina... Dovrebbe passare per tutti i gradi, Paura, Rabbia, Odio ed infine Rassegnazione o Disperazione... Poi, se è intelligente e sa accogliere il dono, dovrebbe esserci Accettazione. Allora comincerà davvero ad imparare. Se va tutto bene quando sarà chiamato potrebbe essere anche lui un "Zero O". Cominci a capire?
- ... Forse, un po'. Non è facile però...
- No che non lo è, e sappi subito che non lo sarà mai. Anche quando affronterai un compito di tutta tranquillità e che anzi ti gratifica perché ti sembra di spargere barlumi di felicità, ecco che entrano in ballo quelle benedette Implicazioni a scombussolare tutto.
- ...Cioè?
- Eh cioè cioè...! Mica è mai niente come sembra...Per esempio dopo questo cliente ce ne abbiamo un'altra, anche lei un " Sette O."; è una tipa a posto, casalinga, madre di famiglia, una vita fin qui tranquilla senza tanti scossoni. Oggi avrà un'intuizione e giocherà la schedina. Saremo noi a suggerire i risultati. Vincerà un gran bel pacco di soldi, e quando dico tanti intendo proprio tanti... A quel punto starà a lei: potrà impiegarli o lasciarsi stravolgere la vita e perdersi questa occasione... Com'è che dice quel detto? "Se vuoi sapere cosa Dio pensa del Denaro guarda a chi lo fa avere... "
Luca si bilanciò su una gamba e poi su un'altra, sembrò voler profferire parola e poi rinunciare.
- Dai forza, sparale fuori tutte.
- Bè, ecco, e se quella non fa le cose giuste?
- Semplice, non cresce. Diciamo che questo giro non prende nessun bonus e nel prossimo riparte da dov'era. Le saranno necessarie altre prove, altri impegni per completare il percorso.
- Mmh... Allora quello lì con il giubbotto cosa ha fatto nelle vite prima?
- Non lo so mica. Quelli sono D.R.d.A., Dati Riservati dell'Anima, sai, la regola della privacy... Ci sarà scritto da qualche parte nel suo dossier, su in Centrale, ma a noi non arrivano ed in fondo nemmeno ci interessano.
- Era solo così per sapere... Si sa almeno se è credente?
- Attento Luca, nessun coinvolgimento di parte. Anche perché come spesso vedrai, stare già dalla parte giusta è un mero accadimento geografico...
- Ok ok, solo un ultima cosa...
- In fretta però, perché i balordi stanno arrivando.
- In ufficio hai detto che nel pomeriggio avremo un impegno molto delicato; non è che posso sapere in anticipo di cosa si tratta?
Marco si fece d'improvviso pensoso, cambiò espressione, come se un sottile velo di tristezza passasse sul suo volto. Ristette qualche attimo, poi, a mezza voce pronunciò:
- Bambini. Fratello e sorella. Sei anni lei e quattro lui.
Dette un sospiro e proseguì:
- Sarà un incidente; noi saremo a bordo, una spinta e l'autista del pullman perderà il controllo, monterà sul marciapiedi... Ma non se n'accorgeranno nemmeno, almeno quello... Però lo stesso una pena ...
- Oh poveri bimbi!... Poveri bambini!... Ma non possiamo far niente?... Perché non possiamo evitare loro questo strazio...?
Luca lo guardava impietrito. Marco riprese con voce calma e profonda.
- Vedi Luca, è già previsto... E saranno chiamati con gioia... Lo strazio, la pena sarà per i genitori e per l'autista. La prova è solo per loro, ed è dura, dura davvero.
Luca parve riflettere, i suoi occhi farsi profondi.
- Ah, capisco... Però lo stesso... Almeno se potessi evitare di esserci... Magari oggi potrei staccare prima...
- No. Anche noi siamo in prova, sempre. Ci sarai, questa è anche una tua prova, fa parte del tuo percorso.
Marco tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una cosa.
- Tieni, te la volevo dare stasera finito il turno, ma forse è meglio che la indossi adesso, ti aiuterà.
Era una piastrina di riconoscimento; dentro un ovale nero, due ali bianche contornavano la parola ILEGNA; sotto in centro un numero composto di tante cifre dorate.
Luca sbuffò in un mezzo sorriso, poi, incerto, allungò la mano.
Se la rigirò tra le mani, a lungo, la guardò, la sentì pulsare alla profonda energia che emanava, poi rivolse lo sguardo di nuovo a Marco.
- Perché è scritta alla rovescia?
Stavolta Marco sorrise.

Una vecchia tradizione. Se ci pensi, se cambi il tuo punto di vista, allora vedrai le cose sotto l'aspetto giusto... Capita poi sempre così, non è vero?

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