Sarvegu: dialetto genovese, agg. selvatico/selvaggio/rustico
per estensione, sost. persona che non dà confidenze /che non gradisce smancerie / non incline alla socialità di facciata / orso.

domenica 2 dicembre 2012

La montagna di sassi (un mio racconto)

l'ho scaricata da qui: http://lacasasullezampedigallina.blogspot.it/2010_05_01_archive.html


LA MONTAGNA DI SASSI

C’era un giorno un uomo che camminava con i suoi pensieri.
Erano pensieri un po’ tristi ed un po’ scontenti.
Camminava ed intanto pensava, pensava ed intanto camminava.
Era un Uomo Importante che aveva un Lavoro Molto Importante in una Città Grande ed Importante, ma quel Lavoro non gli piaceva più.
Allora non sapeva come fare a trovare di nuovo la gioia che provava un tempo nello svegliarsi al mattino sapendo d’avere da fare qualcosa di bello.
Così camminava ed intanto pensava.
Pensò così tanto e camminò così tanto che si trovò molto fuori della città, fuori della strada, in un grande grandissimo campo.
L’erba di quel prato era bassa ed in mezzo all’erba c’erano tanti sassi, ma così tanti sassi che quasi si poteva pensare fosse un prato di sassi con dell’erba ogni tanto.
“ Con tutti questi sassi “ si disse quell’uomo, “ si potrebbe fare una montagna, ma che servirebbe una montagna di sassi? “.
Intanto si era chinato a raccogliere un sasso e lo mise sopra uno più grosso, poi ne prese un altro e lo aggiunse vicino, poi un altro ancora.
Si allontanò qualche passo e si mise ad osservare quel piccolo mucchio di sassi.
“ Sembra proprio una montagna in miniatura “ pensò quell’uomo.
“ Chissà come diventa più bella se ce ne metto sopra degli altri? “.
Così si mise di buona lena a raccogliere altri sassi e ad ammonticchiarli sulla piccola montagna. E più ne raccoglieva e più la piccola montagna diventava meno piccola e più carina.
Già lì intorno non c’erano più sassi e quell’uomo si allontanò un poco a prenderne altri.
Il lavoro veniva così bene che le ore passarono in fretta e venne presto buio.
“ Ora è tardi e devo andare a casa, ma domani anziché andare al Lavoro torno e continuo questo qui di lavoro perché mi piace e mi rallegra.”
Così fece il giorno dopo.
E quello dopo ancora.
E poi continuò tutti i giorni che seguirono ancora.
Uno di questi giorni, mentre stava portando un sasso sulla cima della piccola montagna che adesso era davvero meno piccola, passò di lì un contadino.
Il contadino stette un po’ ad osservare quell’uomo che il tutto il tempo raccoglieva sassi lì attorno e li portava su in cima, poi si decide e gli chiese:
“ Perché ammucchi tutte quelle pietre? “
“Ammucchio questi sassi perché devo completare la montagna “.
“ E a cosa ti serve una montagna di pietre? “
“ Non lo so a cosa serve una montagna di sassi, ma forse lo saprò quando sarà finita “.
Passarono i giorni, con i giorni passarono le stagioni, con le stagioni passarono gli anni e quell’uomo andava sempre più lontano a prendere altri sassi per la sua montagna; lì tutto attorno non ce n’erano ormai più ma la montagna adesso era bella alta e dalla cima si potevano vedere tanti prati.
Quei prati pian piano divennero campi ed orti perché tanti contadini avevano cominciato a lavorare quelle terre ormai liberate dai sassi.
I contadini presero a conoscere bene quell’uomo che tutti i giorni passava portando sassi alla montagna, lo invitavano a mangiare i frutti di quei campi e gliene offrivano altri perché li portasse lassù in cima.
E venne il giorno che la montagna di sassi fu bella finita.
Era alta, altissima, si ergeva maestosa su un panorama di campi ed orti a perdita d’occhio dove vivevano contadini e le loro famiglie.
Quel giorno quell’uomo, diventato ormai vecchissimo, si sedette proprio sul sasso che stava sulla punta della montagna e si mise a guardare tutto attorno.
“ Ecco, oggi ho proprio finito “ si disse quell’uomo un po’ sospirando.
“ Ormai di sassi qua vicino non ce n’è proprio più, per trovarne degli altri c’è tanta ma tantissima strada ed io sono cosi stanco e la montagna così alta che non ha bisogno nemmeno di un altro sassino piccolo così “.
“ Sono contento d’averla finita “ si disse quell’uomo.
“ E’ stato un buon lavoro e mi ha dato tanta soddisfazione, sono proprio felice d’averlo fatto“.
Guardò a valle e vide i prati, i campi e gli orti.
Vide tante piccole case, ordinate e pulite, e tanta gente che lavorava e tanti bambini che andavano a scuola.
Si sentì felice quell’uomo ed in pace con sé stesso e con il mondo.
Allora, felice, con serenità, quell’uomo chiuse gli occhi in cima alla sua montagna di sassi.

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